Ogni genitore sa quanto il sonno dei bambini piccoli sia un argomento difficile da affrontare.
Bambini e adulti hanno ritmi di sonno diversi e non è un compito facile trovare una giusta armonia per far sì che i bisogni di entrambi siano soddisfatti. Talvolta questo provoca situazioni esasperanti in cui, spesso, soffrono tutti.
In questo articolo tenterò di fornire alcune considerazioni preliminari su che cosa è il sonno e sul suo significato psichico per poi, in un articolo successivo, cercare di rispondere ad alcune domande che un genitore può avere tra cui quando può essere utile rivolgersi ad uno psicoterapeuta infantile.
Il sonno senza dubbio fa parte dei ritmi biologici fondamentali per lo sviluppo. Nella vita del bambino piccolo il sonno, la nutrizione e i bisogni di eliminazione sono aspetti estremamente legati.
In qualsiasi rivista per genitori, o come già avrete avuto modo di sperimentare nella cerchia parentale o amicale, gli accorgimenti da dispensare riguardo al sonno sono innumerevoli: “Prova a fare così che la mia così si addormentava subito…” oppure “No, non devi fare così; così si sveglia di più” e, probabilmente, il senso di colpa e il senso di impotenza accrescono sempre di più.
Spesso però ci si dimentica di quel bambino, di quella madre/padre e di quella casa, che non è una qualunque e non è assimilabile a nessun’altra. Per questo motivo spesso i consigli o i modelli preconfezionati non sortiscono alcun effetto.
Disturbi del sonno e dell’alimentazione /digestione sono frequenti e spesso si presentano allo stesso tempo, dipendono dal processo di maturazione fisiologica del bambino ma anche dalla relazione con chi ne ha cura.
Prima di entrare più a fondo in questo tema mi preme sottolineare un aspetto di cui spesso ci si dimentica o si sottovaluta: la nascita di un figlio suscita nei genitori un nuovo contatto con le esperienze più o meno consce della propria infanzia e la percezione del bambino è fortemente influenzata dal mondo interno del genitore.
Qualsiasi genitore di un bambino molto piccolo può sentire quanto l’avere a che fare con la cura del piccolo susciti emozioni primitive, talvolta molto intense, di rabbia, senso di colpa, di impotenza, tristezza o disvalore di sé. La madre è inevitabilmente molto implicata, soprattutto nei primi mesi, ma anche il padre è molto coinvolto e il rapporto di coppia è altrettanto determinante.
Il neonato, a sua volta, è molto sensibile alle emozioni dei genitori. Oggi, grazie a numerosi studi di osservazione sui neonati si sa di quanto il neonato sia molto più ‘capace’di quanto non lo si considerasse un tempo, è stato dimostrato che ha la capacità di discriminare molte percezioni sensoriali e di cogliere e rispondere alle emozioni di chi si prende cura di lui.
È per questo che le difficoltà, alcune sane e fisiologiche, dello sviluppo del bambino e della relazione tra figlio e genitori trovano spesso il loro campo di incontro-scontro proprio nell’ambito dei bisogni fondamentali: nutrizione, sonno e bisogni evacuativi.
Le difficoltà sono spesso un aspetto dell’evoluzione, niente di preoccupante, tuttavia capirle meglio e avere contatto con le emozioni in gioco aiuta a superare le fasi più critiche. A volte la dinamica in corso tra bambini e genitori diventa troppo complessa perché possa evolversi da sola ed è allora che un aiuto psicoterapeutico può essere utile.
Ma prima, facciamo un passo indietro.
Che cosa è il sonno?
Il sonno è uno stato temporaneo di minore ricettività agli stimoli sensoriali esterni che facilita processi di riparazione e sviluppo della mente e del corpo e per questo è particolarmente importante durante l’infanzia quando corpo e mente si sviluppano in modo molto intenso.
Bambini e adolescenti, infatti, hanno maggiore bisogno di dormire degli adulti. Il ritmo sonno/veglia è il risultato di uno sviluppo neurologico; nel cervello non c’è un particolare centro che presidi il sonno, si tratta di una cooperazione tra vari centri nervosi e il resto del corpo.
Il sonno di bambini e adulti è l’alternarsi periodico di diverse fasi: REM, in cui il cervello e occhi sono molto attivi (non è lo stadio più profondo come si pensa), e non REM che è un sonno calmo e lento, che va da un sonno più leggero a un sonno più profondo.
I neonati hanno continui cicli di sonno profondo e leggero, mano a mano che crescono le fasi di sonno profondo diventano più lunghe e quelle leggere sempre più fugaci, ma brevi risvegli durante la notte sono frequenti, nei passaggi da una fase ad un’altra, ed è qui che spesso ricercano il contatto fisico con i genitori rendendo frammentato il loro sonno che invece è strutturato da fasi di sonno più lunghe e continuative.
Inoltre spesso si sottovaluta che ogni bambino ha un suo temperamento che, come ogni aspetto della vita, coinvolge anche il sonno per cui ci sono bambini che amano essere più attivi durante la notte. Tuttavia, a volte, il ritmo del sonno può diventare esasperante e ai genitori sfiniti dalla mancanza di sonno può capitare di avere sentimenti negativi che non avrebbero mai immaginato di provare verso loro figlio.
Il significato affettivo del sonno
Durante il primo anno di vita sono tanti i momenti in cui il bambino inizia gradualmente a cogliere la differenza tra le persone famigliari e gli estranei, e la differenziazione tra sé e l’altro. É qui che si pongono le basi del senso di coscienza del sé, il “chi sono io”.
Lo svezzamento, la paura dell’estraneo (verso gli 8-9 mesi), il muoversi nello spazio in autonomia (prima il gattonare e poi il camminare) sono delle conquiste imprescindibili di questa fase che implicano delusioni e senso di incapacità ma anche eccitazione per le nuove competenze. Sono esperienze che nel bambino suscitano molto piacere ma possono provocare anche qualche preoccupazione nei bambini come nei genitori che si chiedono se ce la faranno da soli. Tutti gli esempi che ho fatto pocanzi attengono al tema della separazione tra bambino e genitori che suscita sentimenti complessi e ambivalenti. Le emozioni e i pensieri che gli adulti collegano a proprie esperienze di separazione e abbandono influenzano profondamente e spesso in modo inconscio l’esperienza con i propri figli.
Il sonno è intrecciato in modo stretto al tema della separazione ed è l’inevitabile ambivalenza (vale a dire la coesistenza di sentimenti contrastanti e diversi) di fronte a questi temi che crea spesso problemi. Il bambino ha bisogno di vicinanza, accudimento e sicurezza ma anche di sperimentarsi e di sentirsi sempre più un individuo separato. Può essere molto complicato trovare un equilibrio tra l’espressione di affetto, disponibilità e la capacità di fare richieste e mettere limiti.
La combinazione di questi elementi è quello che permette al bambino di svilupparsi fisicamente, intellettualmente e in senso morale.
Queste sono le considerazione necessarie che ci consentono di affrontare nel prossimo articolo i problemi più specifici legati al sonno e a cosa si può fare da genitori per un miglior benessere familiare.