A fronte della condizione di apprensione che stiamo vivendo in questi giorni, in tutta Italia, e vista la situazione di allarme comunitario, sociale e medico-sanitario, vorrei riflettere su cosa può succedere nei nostri pensieri durante questi momenti difficili, in cui siamo stati catapultati in modo repentino in una quotidianità molto differente dal solito e che ci sta coinvolgendo su molti fronti, in particolare quello emotivo e affettivo.
Per tutto ciò che riguarda gli aspetti sanitari e medici vi consiglio di fare affidamento esclusivamente alle fonti ufficiali http://www.salute.gov.it/nuovocoronavirus.
L’ingresso del Coronavirus nelle nostre vite ha risvegliato il vissuto di fragilità e impotenza, tipici della condizione umana, che spesso viene relegato a gruppi di popolazione più deboli o “sfortunati”, ai migranti, ad alcune popolazioni del mondo meno sviluppate; eppure ora ci riguarda tutti e dal vivo.
Come afferma Einstein: “Non tutto quello che può essere contato conta e non tutto quello che conta può essere contato” dando valore agli aspetti emotivi soggettivi che entrano in gioco anche nelle scienze sperimentali.
Di solito in queste situazioni l’uomo può mettere in atto meccanismi di difesa automatici e inconsci, come evitare il pericolo e cercare di andare altrove (es spostarsi fisicamente), negare o minimizzare il rischio reale di contagio (continuare a fare come se nulla fosse), incolpare chi ha preso provvedimenti per tutelare la cittadinanza, oppure venire sopraffatti dalla paura. Tutti questi meccanismi inconsapevoli consentono un comprensibile bisogno di difesa e protezione per allontanare da sé l’angoscia di essere raggiunti da un nemico invisibile e insidioso per cui ci si sente impotenti e inermi.
Ognuno di noi può mettere in campo delle risorse, tutti le possiedono e ognuno ha le proprie, ma queste possono essere particolarmente efficaci:
-la responsabilità personale mettendo in atto comportamento ‘virtuosi’ a protezione di sé e delle persone vicine. Il singolo può fare qualcosa, soprattutto mettersi in sicurezza, e questo alimenta vissuti autoefficacia e di padronanza della situazione.
– la consapevolezza che siamo importanti per gli altri, anche se a volte mal sopportati, e loro sono importanti per noi e per i nostri familiari.
– Affidarsi alle conoscenze forniti dagli uomini e donne di scienza, poiché soltanto loro hanno gli strumenti per dare indicazioni utili relativamente a cure e comportamenti efficaci.
Semplici indicazioni, precise e definite, da parte di persone autorevoli della salute pubblica possono divenire un ottimo rimedio alla paura perché permettono il contatto con l’esperienza di base, fondamentale e imprescindibile, di fiducia nell’altro e di chi si prende cura di noi.
Sostenere, inoltre, gli scienziati che studiano e cercano costantemente misure per fronteggiare il virus (diagnosi, prevenzione, vaccino ecc.) rinforza il vissuto di potenza e capacità dell’essere umano per la scoperta, lo studio, la conquista di nuove conoscenze relative all’essere umano, alla Terra, al mondo animale. Questa strada fu aperta ormai migliaia di anni fa e ha sempre portato risultati fruttuosi per l’umanità.
Responsabilità personale e sociale, ascolto dell’altro e fiducia in chi da sempre studia e cerca nuove conoscenze aiutano ad affrontare la paura e a mantenere uno sguardo positivo e fiducioso verso il futuro.
Leggi il prossimo articolo per capire come e cosa è meglio comunicare ai bambini e adolescenti riguardo al Coronavirus https://www.michelamiali.it/cosa-dire-a-bambini-e-adolescenti-sul-coronavirus/