In questo periodo di lunghi giorni passati in famiglia e di reclusione nelle quattro mura di casa essere genitori di un adolescente può non essere facile.
C’è chi potrebbe pensare “Oh, finalmente sta un po’ in casa” chi invece “Ecco, adesso come faccio a dirgli di non stare su Internet o giocare ai videogiochi?” o “Come faccio a farlo uscire da camera sua?”.
L’adolescenza è l’età della fioritura di sé e sappiamo come il fare incontri, il viaggiare, il frequentare il proprio gruppo di amici siano bisogni fondamentali per cercare di realizzare i compiti evolutivi tipici di questa età: il processo di autonomia-individuazione dai propri genitori e quello di soggettivazione.
Questo periodo di isolamento e di forzato ritiro domestico ha però comportato un ‘congelamento’ di questi processi necessari alla propria crescita a causa della condizione di rischio personale e comunitario. Per cui, senza preavviso, i nostri ragazzi si sono trovati a sospendere la loro possibilità di fare esperienza ‘fuori casa’, a vedere sfumare le loro possibilità di contatti e questo comporta una serie di vissuti, emozioni, fantasie e pensieri da elaborare per il corpo e per la mente.
Sappiamo peraltro che quelle descritte sopra sono condizioni ‘tipiche’ di questa età, ma non è così per un’altra parte di adolescenti che invece faticano a creare o mantenere relazioni sociali e amicali e tendono sempre più a ritirarsi in un proprio guscio protettivo.
Come poter sostenere la loro crescita in un periodo così particolare?
Credo che puntare sul senso di responsabilità possa farli sentire parte attiva della famiglia e in grado di portare competenze e saperi utili; per esempio ingaggiandoli in compiti in cui sono abili, dando loro un ruolo, un incarico di cui devono occuparsi. Se un ragazzo è bravo con la tecnologia può essere assoldato ad occuparsi dei dispositivi tecnologici di fratelli più piccoli o dei nonni . Possono essere maestri preziosi per l’utilizzo di alcune App o per fare la spesa online per anziani o per chi ne ha bisogno.
Se ad un altro piace cucinare può occuparsi del pranzo o della cena di alcuni giorni della settimana. Se a qualcun altro piace pensare agli ‘intrattenimenti’ della famiglia, come giochi di società, di carte, film ecc. è utile incaricarlo di questo. Se, invece, a qualcuno piace cimentarsi con trucco/parrucco e cura del corpo affidargli questo ruolo e così via. Ai ragazzi piace sentire che i propri genitori danno loro fiducia e che possono permettersi di sperimentare e sbagliare. Concedere la possibilità di poter fallire è di importanza fondamentale per la crescita; questo può portare a fare ulteriori tentativi per riuscire sempre meglio o a capire che invece è meglio cambiare obiettivo.
Inoltre, è meglio evitare di mettere in gioco azioni volte al controllo; in questa fase, può infantilizzare e indurre passività.
Questo momento storico può dimostrarsi, per alcuni, un’occasione importante per parlare del dolore, della fatica e della morte che spesso con i bambini si tende ad evitare. Un adolescente per il suo processo fisiologico e maturativo sta già, per conto suo, facendo i conti con questi temi per cui sentire che può prendere parte ad una condivisione più ‘allargata’ lo farà sentire riconosciuto. Inoltre, soprattutto per gli adolescenti più grandi, vedere la mamma triste, preoccupata o che esprime ciò che sente è utilissimo per favorire il processo di introspezione e per favorire la mentalizzazione dei propri stati interiori. Attenzione, però, a non travolgere il ragazzo con la propria ansia o la propria paura perché, al contrario, potrebbe bloccarli o farli sentire inermi.
È necessario garantire e rispettare gli spazi di intimità e privatezza di cui ogni ragazzo ha bisogno, anche virtuali. Per esempio qualcuno potrebbe avere le sedute online con il proprio psicoterapeuta, o voler fare una telefonata al proprio fidanzato o amico; questi spazi devono rimanere intimi e del tutto personali.
Comprendere la fatica e il ‘sacrificio’ di non poter incontrare i propri amici, il fidanzato o non poter fare sport, che per molti sono spazi vitali, può alleggerirli e infondere fiducia e speranza.
Per concludere vorrei ricordare che come sempre quando abbiamo a che fare con persone, e quindi singole individualità, non esistono mai ‘ricette precostituite’. Ognuno ha i propri bisogni, desideri e fantasie, sta a voi genitori, da bravi speleologi, andarli a scoprire nel vostro figlio aspettandosi anche che non tutti vogliano essere scoperti.