Affrontare un periodo storico nuovo e così peculiare, come quello che stiamo vivendo, porta a farsi numerose domande e ad interrogarsi su diversi aspetti della propria vita e di quella dei propri figli.
Per esempio una domanda che da genitore, di bambini piccoli, ci si può fare è: “Quando riapriranno le scuole dobbiamo iniziare tutto daccapo?” “Avevamo appena raggiunto un equilibrio al mattino, e ora?”
Tutti i momenti di cambiamento implicano grandi energie e risorse che vengono dispiegate dalla psiche e dal corpo.
Per un bambino di 1, 2 o 3 anni che ha appena sperimentato l’ingresso al nido o alla scuola dell’infanzia, ritornare per molti giorni in una condizione di protezione e di accudimento, dentro le quattro mura di casa con adulti familiari, può far pensare ad una situazione di regressione, di retromarcia nelle autonomie acquisite fino a poco prima.
Inoltre, l’incertezza di non sapere quando le scuole riapriranno fattivamente non aiuta i genitori a prepararsi a questo “nuovo cambiamento”: di routines mattiniere, di messe a letto serali, di abitudini giornaliere.
Ma, se ci si ferma a riflettere, un bambino da quando nasce affronta quotidianamente, o quasi, un cambiamento. E ancora: a quanti cambiamenti non ci si sarebbe mai aspettati di ‘sopravvivere’ e invece si è riusciti ad affrontare? Se ognuno prova a fare mente locale, ne trova uno, due, quattro o di più, nell’arco della propria vita.
Il cambiamento caratterizza lo scorrere della vita, sempre, alcuni sono più dolorosi altri più piacevoli (si pensi all’adolescenza), ma anche la vita dei vostri figli è sempre caratterizzata da ‘piccoli’ cambiamenti, da quando nascono: imparare a prendere il latte dal seno, a mangiare i cibi, a mangiare da soli, a dormire nel proprio lettino e così via.
“Eh ma lui è piccolo, ha solo 2 anni!”, qualcuno potrà pensare.
Da genitore si può percepire il proprio figlio come più “fragile” o più “debole”, ma ogni bambino possiede proprie risorse, personali e ambientali, che gli permettono di far fronte a quelle piccole frustrazioni che gli adulti, ogni tanto, richiedono, tra cui per esempio frequentare, dopo un periodo a casa, un contesto sociale più allargato come l’asilo.
Un genitore non è mai solo nell’affrontare un cambiamento perché ha un solido alleato molto vitale e creativo che è il proprio figlio. Un figlio desidera sempre stare bene e far stare bene il proprio genitore, per cui si può imparare molto su di sè e su di lui.
Cosa si può fare?
Non temiate di mettere in campo la vostra creatività nell’affrontare gli imprevisti poiché voi e vostro figlio siete sempre, e reciprocamente, impegnati in un continuo processo di adattamento dell’uno all’altro; poche volte ci si rende conto di quanto siano flessibili e creativi i figli nei confronti dei propri genitori.
Tutti, probabilmente, nella nostra vita da figli abbiamo potuto sperimentare che: “L’educazione di un figlio richiede in media da quindici a diciotto anni, l’educazione dei genitori può durare mezzo secolo e qualche volta di più” (Introduzione a “Manuale a uso dei bambini che hanno genitori difficili”, di Jeanne Van Den Brouck).
Certamente l’esperienza della separazione, per un bambino e per un genitore, richiede un’attenzione maggiore. Nella storia di ognuno questa evoca esperienze diverse: di lutto, perdita, abbandono ma anche di nascita, di libertà, di novità, e spesso sono proprio questi passaggi di vita che caratterizzano “ciò che siamo”. Un bambino, anche se molto piccolo, trattiene nella propria memoria le esperienze che ha già fatto di separazione (la nascita è uno tra questi) e le terrà come in una “cassetta degli attrezzi”, a disposizione per le future esperienze di separazione che farà. Per cui, sembra inerme e sprovvisto, ma in realtà ha già collezionato diversi attrezzi nelle sua, pur breve, vita.
Abbiate fiducia in queste esperienze passate che un bambino si terrà dentro per affrontare le nuove e abbiate fiducia nelle risorse che ciascun figlio ha, e che, talvolta, vi hanno sorpreso.
Spesso le preoccupazioni dei genitori possono invadere il ‘campo’ e prevedere scenari di sconfitta, invece provate a pensare giorno per giorno e a quelle situazioni in cui vostro figlio vi ha “stupito”.