Vorrei riflettere insieme a voi su come e cosa sarebbe meglio comunicare ai bambini e adolescenti sul Coronavirus e su ciò che stiamo vivendo in queste settimane.
Ormai avranno più e più volte sentito parlare del virus, delle precauzioni da prendere, della situazione degli ospedali e dei contagi, ma mi sembra importante definire alcune punti.
Un bambino e un adolescente hanno sempre bisogno di sentire che la mamma e il papà lo proteggono e che la sua famiglia è al sicuro. Ricordatevi che un figlio sente sempre le emozioni circolare tra gli adulti, anche se non gli viene comunicato nulla “a parole”, per cui non abbiate il timore di parlare con lui di ciò che sta avvenendo e, in particolare, di cosa pensa, di quali sono le sue paure e le sue fantasie. Partite proprio da qui: accogliete i suoi pensieri, le sue domande, e tutto ciò che gli viene in mente sul momento che stiamo vivendo.
Potete nominare la preoccupazione, l’ansia e il timore perché sono emozioni che respirerà, presumibilmente, dagli adulti con cui è in contatto per cui non ha senso nasconderli o negarli ma esprimeteli aggiungendo però sempre una quota di fiducia in ciò che i medici e le istituzioni stanno facendo per il bene di tutti.
I bambini dai 3 ai 5 anni è bene proteggerli dalla visione e dall’ascolto massiccio di telegiornali o video su smartphone che diffondono informazioni sulla notizia Coronavirus poiché non comprendendone i termini, e quindi il significato, potrebbero crearsi fantasie scorrette che potrebbero allarmare e creare stati d’ansia.
Direi loro che si starà a casa qualche giorno per giocare e per stare insieme. Se chiedono il motivo (penso ai bambini di 5 o 6 anni) aggiungere che: “C’è una brutta febbre/influenza in giro per cui i Capi hanno deciso così” e dire loro cosa si può fare nel tempo a casa (es: fare i giochi in giardino, fare quel gioco che a loro piace tanto, giocare con il fratello/sorella, fare la pizza con la mamma o il papà ecc.).
Non usare termini medici tra cui virus, malattia, quarantena, polmonite, batteri, infezione, contagio. Potete inventare una storia sul virus, descrivendolo come un “animaletto un po’ birichino” ma che se ci si lava le mani e se si sta a casa si riuscirà a sconfiggere. Inventate una storia con loro su come lo si può sconfiggere; i bambini in questo hanno sempre più fantasia che gli adulti!
Qui di seguito trovate una storia che potete leggere insieme al vostro bambino dai 6-7 anni in su (modificatela o accorciatela a vostro piacimento).
Se dovessero fare domande, perché sentito in televisione, sulla morte che può portare questa ‘influenza’ dire che purtroppo erano persone anziane, già malate, ma che noi qui siamo protetti e siamo al sicuro perché ci sono dei dottori molto bravi.
Sappiamo che fortunatamente questo virus non è pericoloso per i bambini, ma nonostante questo venga detto loro, ed è importante farlo, è possibile che possano essere preoccupati per i nonni o i loro genitori. L’idea di ‘poter perdere’ un genitore o un nonno per un bambino è un pensiero catastrofico vissuto con molta angoscia, per cui è bene rassicurarli che i nonni, la mamma e il papà sono al sicuro anche perché seguono tutte le precauzioni che hanno suggerito.
Se dovessero insorgere, invece, paure più consistenti e pervasive per cui un bambino ha paura a salutare i genitori per brevi distacchi, non riesce più a dormire da solo o non riesce a giocare vi consiglio di consultare un professionista.
Per i bambini o adolescenti che hanno accesso diretto a smartphone, pc o tablet per cui possono leggere in autonomia le notizie, far sentire loro la fiducia nel condividere con voi ciò che hanno letto o visto, ciò che pensano e le domande che hanno. Vi stupiranno sicuramente!
Fate loro capire che i medici dei nostri ospedali sono i migliori al mondo e che stanno facendo tutto ciò che possono.
Con loro potete usare parole più tecniche (virus, contagio ecc.) ma, come per i più piccoli, è sempre bene infondere un senso di fiducia.
E con i più grandi?
Con i bambini dai 11-12 anni in su si può parlare di senso di responsabilità civile per cui è bene stare in casa le prossime settimane, e che per proteggere se stessi e gli altri è bene attenersi alle linee guida. Questo aiuterà loro a comprendere il ‘sacrificio’ di non vedere gli amici o di non poter fare sport o le loro attività.
Comprendere la loro frustrazione per non poter incontrare amici o frequentare lo sport è fondamentale; li farà sentire capiti.
Non abbiate timore, per tutte le età, della noia che possono comunicare o che potete sentire nelle giornate perché è sempre nei tempi “fermi” che la mente fa nascere nuovi pensieri e fa fiorire la creatività.
Cogliete questi giorni per accogliere cosa vorrebbero fare, cosa vorrebbero sperimentare e supportateli nei loro progetti (sistemare/personalizzare la cameretta, costruire un gioco, inventare una storia ecc.). Fatevi coinvolgere dalle loro proposte, è un ottimo antidoto contro i brutti pensieri.
Non è importante che siate voi a proporre loro “cosa fare” ma è importante che siano loro a esprimerlo con il vostro supporto.
Inoltre, non temete di non ‘essere capaci’ ad affrontare questo tema, ogni genitore ha i propri strumenti e le proprie risorse per cui utilizzate le vostre parole e i vostri modi e tutto scorrerà più facilmente. Non dovete essere medici, scienziati o psicologi, ma semplicemente genitori.
In questo tempo per tutti sospeso, per i genitori che si sentono addosso la responsabilità di proteggere i loro figli, per i bambini e gli adolescenti la cui quotidianità è stata così sovvertita, gli orientamenti contenuti nel testo rappresentano uno spunto di riflessione e un appiglio mentale ed emotivo importantissimo! Grazie per averci pensato! Sto diffondendo il testo tra i genitori che conosco. Complimenti!!!
Che piacere sentirla!
Eh già… è un momento particolare in cui noi, soprattutto, dobbiamo infondere fiducia, nei bambini/ragazzi e nei genitori.
Spero stia bene, un grande abbraccio.
Michela
Cara collega, è stato un piacere leggere quanto hai scritto, che trovo molto significativo ed estremamente utile per i genitori. Regala spazi di riflessione e spunti concreti per affrontare il quotidiano, questo lo dico non solo da collega ma anche da madre.
Gentile Natascia,
grazie per il sostegno.